Forse, anche tu hai qualche dubbio al riguardo: quante volte sentiamo pronunciare parole come “transessuale” o “transgender”? Moltissime!

Ma se dovessimo dare noi una definizione ne saremmo capaci? Facciamo un po’ di chiarezza.

Che cosa significa “transessuale”?

Il termine “transessualità” nasce nel Novecento. Il primo a utilizzarlo, nel 1949, è il medico statunitense David Cauldwell, tuttavia il termine si diffonde dopo la pubblicazione del libro The Transsexual Phenomenon, “Il fenomeno transessuale”, del dott. Harry Benjamin, pubblicato nel 1966.

La parola transessuale è stata inventata per esprimere l’angoscia di cui siamo vittime quando non ci riconosciamo nel nostro sesso biologico.

Essere transessuale significa vivere una frattura tra il corpo e la propria identità emotiva e psicologica.

Mentre la maggior parte delle persone nasce con un sesso biologico – maschile o femminile – che corrisponde anche alla propria identità, per alcune persone questo allineamento non esiste.

E quando questa dissonanza accade, si può creare un disagio profondo, spesso caratterizzato da una sensazione di alienazione e isolamento, che può portare a stati di ansia, depressione, e in alcuni casi estremi, anche al suicidio.

Una condizione spesso invisibile agli occhi degli altri, ma per chi la vive è un peso che mina il proprio benessere psicologico e fisico.

La transessualità è quindi un viaggio alla ricerca di autenticità e allineamento tra il proprio corpo e il proprio vissuto interiore.

Per molti, la strada verso questo equilibrio passa attraverso trattamenti farmacologici e chirurgici.

Le terapie ormonali possono aiutare a femminilizzare o mascolinizzare alcuni tratti del corpo, a seconda delle esigenze della persona, mentre la chirurgia rappresenta un passo significativo per chi desidera trasformare del tutto e in modo definitivo la propria fisicità e sessualità.

Tuttavia, è importante ricordare che questo tipo di interventi sono molto complessi e non privi di rischi e implicano un percorso lungo e impegnativo, sia fisicamente che emotivamente.

Transessualità: non più una malattia mentale

Per troppo tempo la disforia della condizione psicologica legata a un vissuto di transessualità è stata classificata come malattia mentale: sebbene oggi siano ancora tante le difficoltà di chi vive questa condizione e la non accettazione da parte del tessuto della società con cui è costretta a confrontarsi, le cose fortunatamente stanno cambiando.

E così dal 19 giugno 2018 la condizione di transessualità è stata eliminata dalla lista delle malattie mentali da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Che cosa significa “transgender”?

Cosa significa transgender

Ognuno di noi ha una propria identità sessuale: l’identità di genere si riferisce al genere, maschile o femminile, a cui sentiamo di appartenere, che a volte può non coincidere con il sesso assegnato alla nascita.

La parola “transgender”, che viene da trans, “al di là, oltre” e gender, “genere”, identifica chi si percepisce con un’identità sessuale differente dal sesso con cui si nasce.

Mentre la transessualità riguarda le persone che, con trattamenti farmacologici o chirurgici, intendono modificare il proprio corpo dal punto di vista biologico, chi è transgender non intende modificare dal punto di vista fisico-biologico i propri caratteri sessuali.

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Il movimento transgender è un movimento culturale e si sviluppa per la prima volta negli Stati Uniti.

Si considera l’inizo dell’attivismo transgender e gay a partire da quella che è nota come sommossa della Compton's Cafeteria: ci troviamo a San Francisco ed è il 1966, questo segnerà l’inizio ufficiale del movimento e di una sensibilità che inizia a scuotere le coscienze e cambiare il tessuto sociale. 

Qual è la situazione attuale?

In lingua italiana il termine trangender dovrebbe essere tradotto come “transgenere”. Parole come transessuale e transgender indicano come la percezione della coscienza di sé, al di là del sesso alla nascita, sia una questione tutt’altro che semplice.

Prima della legge 164/82 veniva considerato illecito ogni tentativo di cambiamento del proprio sesso alla nascita.

E oggi?

In Italia, dal 5 giugno 2016 le coppie dello stesso sesso residenti nel territorio italiano per legge hanno accesso alle unioni civili, tuttavia senza il diritto di adozione congiunta.

Al di là della legislazione qual è il mondo in cui viviamo?

In uno stato come New York è possibile scrivereGenere Xsulla propria carta d’identità e questo senza attestazioni mediche, qualsiasi sia il proprio orientamento.

La “X” sta per un’identità di genere non binaria: un cambiamento che dovrebbe farci riflettere sul significato che diamo alla parola “identità” e su come sia necessario un radicale cambiamento nella prospettiva comune.

Secondo un sondaggio Ipsos per l’anno 2023 il 9% degli intervistati si definisce LGBT+, acronimo dall'inglese “Lesbian, Gay, Bisexual, and Transgender”, eppure spesso si tratta di persone “invisibili”, ancora costrette a vivere nel silenzio.

Un mondo, purtroppo, ancora profondamente diviso e, sotto molti aspetti, arretrato. La lotta contro la mentalità bigotta è la sfida più ardua e la rivoluzione che speriamo di vedere nel futuro.

Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, questo non riguarda solo la fascia più anziana della società, ma anche i giovani e giovanissimi.

Ecco perché è importante continuare a fare informazione: una consapevolezza più reale ci aiuterà a contrastare stereotipi e pregiudizi, che sono ancora moltissimi, in famiglia e a scuola.

Ma la famiglia e la scuola sono proprio il terreno in cui gettare semi e portare nuove idee: con perseveranza e forza, possiamo farcela.

Un mondo senza pregiudizi è possibile!

Ti è mai successo di ascoltare un commento inappropriato rivolto a te o a qualcuno vicino? O di assistere a una situazione che, anche se apparentemente innocua, faceva sentire a disagio? Questi episodi sono più comuni di quanto immaginiamo. 

Che sia espresso in modo diretto e aggressivo, o in modo più sottile e apparentemente meno offensivo, il pregiudizio è diffuso ovunque e può ferire profondamente, facendo sentire le persone non rispettate nella loro identità.

Il linguaggio è la forma di rispetto più forte che abbiamo, e solo usando i termini corretti è possibile creare un ambiente inclusivo e rispettoso per tutti.

Per questo, dato che il pregiudizio nasce dall’ignoranza, offrire strumenti utili per un'informazione più consapevole alla lunga potrà rendere il nostro mondo libero dagli stereotipi e dalla violenza che li circonda.

Se desideriamo un mondo in cui ognuno sia libero di esprimere se stess* abbiamo bisogno di iniziare dalle piccole azioni in nostro potere.

Noi possiamo: possiamo dire la nostra; possiamo informarci e informare gli altri; possiamo combattere affinché le parole vengano utilizzate al meglio. 

Stereotipi e pregiudizi si combattono tutte le volte che abbiamo il coraggio di alzarci in piedi e schierarci. Perché uscire dall'indifferenza è il primo passo affinché, in un giorno si spera non troppo lontano, l'identità di genere di ognuno sia rispettata e capita.

articolo a cura di

Redazione

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