- Introduzione Introduzione
- Che cos'è la disforia di genere Che cos'è la disforia di genere
- Quali sono le cause della disforia di genere? Quali sono le cause della disforia di genere?
- Disforia di genere in età pediatrica e adolescenziale: a chi chiedere aiuto? Disforia di genere in età pediatrica e adolescenziale: a chi chiedere aiuto?
- Che cosa possiamo fare, intanto? Che cosa possiamo fare, intanto?
Sentirsi nel proprio corpo come in un abito sbagliato. Ecco il dramma della disforia di genere.
Disforia di genere è un termine che stiamo sentendo sempre più spesso attraverso i mass media, dalla televisione a internet: sappiamo darne una definizione? E ancora di più, sappiamo come affrontarla?
Parliamo insieme di questo argomento così delicato nel nostro articolo.
Che cos'è la disforia di genere
Elon Musk ha rifiutato la figlia Vivian Jenna Wilson, che ora ha denunciato pubblicamente il padre, accusandolo di essere stato assente e aver avuto comportamenti crudeli durante la sua infanzia.
L’estate scorsa Musk ha dichiarato di aver perso suo figlio: Vivian Jenna Wilson, transgender, sta seguendo i trattamenti medici necessari per la transizione, cure che Elon Musk accusa di aver firmato solo perché ingannato e che, invece, sottolinea la figlia, prevedono un protocollo molto preciso, oltre a entrambe le firme dei genitori in caso di divorzio o separazione.
Questo caso è emblematico perché esemplifica la difficile condizione di molti adolescenti e delle loro famiglie, alle prese con una questione di cui si sta finalmente iniziando a parlare.
La disforia di genere è una condizione di profondo disagio che si prova rispetto al proprio corpo e al sesso attribuito alla nascita.
Per indicare l’incongruenza di genere in precedenza è stata usata la sigla DIG, disturbo dell'identità di genere: oggi però, si preferisce utilizzare il termine “disforia” per evitare la stigmatizzazione associata alla parola “disturbo”.
Resta il fatto che questa situazione, che in genere si manifesta con chiarezza già nei primi anni di vita, comporta una situazione di grave malessere. Senza il giusto supporto psicologico infatti, la salute mentale può deteriorarsi, portando a conseguenze anche molto gravi.
Quali sono le cause della disforia di genere?
L’identità di genere ha a che fare con la nostra percezione rispetto al sesso in cui sentiamo di identificarci: non è detto che sia necessariamente il sesso attribuito alla nascita ed è proprio in questa incongruenza che nasce il cammino, spesso lungo e doloroso, alla scoperta della propria identità.
Attenzione, non aderire agli stereotipi culturali comuni non significa disforia di genere.
Anzi, se avessimo la possibilità di vivere davvero in libertà ciò che amiamo, per esempio a livello di colori, giochi o modalità nello stare insieme, probabilmente, fin dall’infanzia vedremmo svilupparsi in modo molto diverso l’essere “maschio” o “femmina” rispetto al pregiudizio e alla norma che aleggiano ancora in ogni tipo di ambiente, da quello familiare all’ambito scolastico.
La parola “disforia” viene dal greco antico: dis-foria, mal sopportare, di qui l’idea di una condizione di angoscia e sofferenza, che in questo caso riguarda la percezione di sé rispetto alle proprie caratteristiche sessuali.
Attualmente, non sono ancora state individuate le cause relative alla disforia di genere: le ricerche sono in corso.
Fattori ambientali, biologici e psicosociali possono, probabilmente, avere un ruolo più o meno accentuato, a seconda delle singole storie, tuttavia al momento non conosciamo ancora le cause con esattezza.
Conosciamo, invece, alcuni criteri importanti da osservare, che, fondamentalmente, riguardano il bisogno intenso di vivere ed essere trattat* come persone del sesso opposto.
Disforia di genere in età pediatrica e adolescenziale: a chi chiedere aiuto?
Prestare attenzione ai segnali appare fondamentale, anche riguardo a un processo di accettazione che non riguarda solo chi vive una disforia di genere, bensì l’intero ambito familiare.
Spesso, far comprendere alla propria famiglia ciò che stiamo vivendo e come ci sentiamo appare l’ostacolo più insormontabile.
Invece, per cambiare le cose è necessaria un’informazione sempre più capillare e diffusa.
Nelle principali città italiane si stanno diffondendo ambulatori sulla disforia di genere, presso i policlinici di riferimento o i consultori di quartiere.
Attraverso queste realtà sarà possibile seguire un percorso usufruendo di un supporto di counseling e a livello psicologico.
Presso il proprio Medico di base come primo passo è possibile richiedere una prescrizione che di solito comprende 8 colloqui con un ticket pari a 45 euro circa.
A partire da questo sarà possibile pianificare valutazioni psicologiche, consulti ed eventualmente cure mediche, diverse a seconda dell’età.
Nel lungo processo alla ricerca di sé essenziale è avere il coraggio di fermarsi e, con il giusto supporto, analizzare in profondità le proprie emozioni e il rapporto con la propria vita.
L’idea di un intervento medico rappresenta un viaggio molto doloroso e definitivo, per questo un approccio esplorativo insieme a un team di professionisti in grado di offrire prospettive di indagine diverse costituisce un punto importante.
Esistono bambini e bambine che fin dall’infanzia hanno avvertito consapevolezze importanti rispetto alle proprie caratteristiche; allo stesso modo esistono casi in cui la disforia è emersa in adolescenza o più tardi: indagare, non smettere di farsi domande e coinvolgere l’intero nucleo familiare sarà la decisione in grado di evolvere in una comprensione a tutto tondo.
Che cosa possiamo fare, intanto?
Imparare a modificare anche l’uso dei termini con cui ne parliamo: impariamo a pronunciare meno la parola “disturbo” e dire di più “condizione”.
La disforia di genere, che di solito viene accertata attraverso percorsi psicologici e psichiatrici, generalmente, si manifesta fin dalla più tenera età.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi non viene seriamente presa in considerazione e questo rappresenta una delle fonti di incomprensione e disagio più grandi da affrontare.
La questione alla base riguarda, come sempre, il dialogo: comunicare e non smettere di voler comprendere è ciò di cui non possiamo fare a meno se vogliamo tenere come orizzonte finale l’obiettivo del benessere autentico della persona.
Redazione
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