Conosci davvero la differenza tra identità di genere e orientamento sessuale? E quanti credi che siano gli orientamenti conosciuti? Forse, la risposta potrebbe stupirti.

Esistono persone che non provano nessuna attrazione? Tu come ti definisci?

Quante domande!

La verità è che su queste tematiche c’è ancora moltissimo da imparare e scoprire, per questo nel nostro articolo abbiamo deciso di fare chiarezza e raccogliere le informazioni principali che riguardano gli orientamenti sessuali e le identità di genere.

Cos'è l'orientamento sessuale

Attrazione, ecco la parola chiave da considerare quando parliamo di orientamento sessuale.

La S.I.S.E.S., Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale, definisce “orientamento sessualel’attrazione che proviamo verso un’altra persona.

Può essere un’attrazione di natura sessuale, emozionale o romantica, ed è quindi un concetto associato al modo in cui ci relazioniamo con le altre persone.

Ma verso chi?

Quando si tratta di una persona di sesso opposto parliamo di “eterosessualità”, se appartenente al nostro stesso sessoomosessualità”.

Ma esistono anche altre forme di attrazione e orientamento sessuale.

Per esempio, nell’orientamento “bisessuale” l’attrazione può svilupparsi sia verso persone dello stesso sesso, sia verso il sesso opposto.

L’orientamento “asessuale” invece viene descritto come la condizione di chi non prova attrazione verso alcun sesso, orientamento di cui si parla per la prima volta nel 1948 fra le pagine del celebre studio effettuato dal biologo e sessuologo Alfred Kinsey, “Sexual Behaviour in the Human Male”, e che oggi mostra dati di crescita significativi.

“Pansessuale” invece è chi è attratto da una persona, indipendentemente, dal genere, includendo in questo caso anche persone fluide o non binarie.

Cos'è l'identità di genere

Qual è il genere a cui sentiamo, “davvero”, di appartenere?

Questo “davvero” può indicare una difficile conquista della propria consapevolezza, frutto di anni e anni di autoanalisi e riflessione, perché non sempre ha a che vedere con il genere con cui nasciamo.

L’identità di genere, infatti, rappresenta la percezione che si ha di sé, che può quindi non corrispondere al sesso che ci conferiscono gli organi genitali con cui nasciamo.

Cerchiamo quindi di identificare quali sono le principali denominazioni utilizzate all’interno del panorama dello spettro di genere e fare chiarezza insieme.

La persona “transgender” si identifica nel sesso opposto a quello di appartenza biologica.

Se “transgender” è una parola che in genere sentiamo di più, dobbiamo sapere che esiste anche un”cisgender”: è il caso della persona in cui sesso biologico, ruolo e identità di genere corrispondono.

Fu Robert Stoller, negli anni Sessanta, a introdurre questo termine. Da allora, moltissimo nelle coscienze è cambiato, perché a livello sociale si è progressivamente aperta la possibilità di parlare di come ci percepiamo davvero, come ci sentiamo e cosa vogliamo.

Abbiamo sentito anche parlare di persone “non binarie”, ovvero tutt* coloro che non riescono a identificarsi in nessun genere, e per questo rimane un dei concetti più complessi da chiarire.

Per esempio, di loro fanno parte le persone “agender”, che non sentono di volersi definire attraverso un’identità di genere, mentre i termini “bigender” o “pangender”, identificano la presenza di entrambi gli elementi, maschile e femminile, nella definizione di sé.

In questo breve excursus però, dobbiamo ricordarci anche che in alcuni casi, come per le persone fluide, non esiste un’identità o un orientamento sessuale costante nel tempo, e per questo decidono di non uniformarsi alle etichette “fisse” date dalla società.

Differenze tra identità di genere e orientamento sessuale

Differenze identita di genere e orientamento sessuale

La definizione dell’identità di genere tocca le corde più profonde della nostra anima, là dove esistono divieti, paure e un senso di censura così forte che ci si trova a dover remare controcorrente alla ricerca di un sé che sfugge e al tempo stesso lotta strenuamente per emergere.

Se il sesso, in genere, indica i caratteri biologici, maschili e femminili, l’appartenenza è una questione ben più complessa.

Un sondaggio effettuato da Ipsos lo scorso anno e pubblicato per il Pride Month, condotto in 30 nazioni del mondo, ha visto oltre 22.500 persone di età compresa tra i 16 e 74 anni esprimersi su orientamento sessuale e identità di genere, registrando un sensibile aumento nella percezione e nella visibilità LGBTQ+.

Ne emerso che in Italia, il 9% della popolazione si dichiara LGBT+; il 2% si definisce omosessuale, il 3% bisessuale, l’1% pansessuale-omnisessuale e l’1% asessuato, mentre al 4% chi si definisce transgender/genderfluid/non-binario.

Sovrapposizioni e similitudini

L’esperienza di ognuno di noi, che è sempre estremamente unica, è ciò che fa la differenza: non siamo ghettizzabili, non vogliamo essere una definizione, né una categoria.

Che cos’è, in fondo, la diversità?

Solo quando saremo consapevoli del fatto che ognun* di noi è unic* e differente, potrà finalmente perdere senso un discorso basato sull’accettazione della differenza.

Non ci sono differenze da accettare, ma semplicemente differenze da esprimere.

La parola “queer” in lingua inglese significa “bizzarro, strano”: è una parola antica, utilizzata per la prima volta in senso dispregiativo nell’Ottocento nei confronti degli omosessuali.

Oggi, diventa “orgoglio queer”, capacità di andare controcorrente, osare, avere il coraggio di diventare ciò che siamo. Tanto che proprio la Biennale d’Arte di Venezia 2024 è stata presentata come la prima Biennale queer, per la sua volontà di celebrare il marginale: la ricerca artistica di chi sa lavorare nell’ombra ma non cede, mai, rispetto all’onestà e alla verità di ricerca di sé.

Ecco, di questo abbiamo bisogno: celebrare la nostra unicità e, prima di tutto, iniziare a non temerla.

Abbiamo bisogno di essere, o meglio, diventare coraggios* e metterci di traverso” (altro significato del termine “queer”!).

Essere “pride” e fare dell’orgoglio uno stile di vita con cui trasformare il mondo intero, a piccoli passi, celebrando la bellezza non di quella che spesso abbiamo considerato “diversità”, ma dell’unicità!

articolo a cura di

Redazione

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