- Introduzione Introduzione
- Che cos’è la sessualità fluida? Che cos’è la sessualità fluida?
- Come si manifesta la sessualità fluida? Come si manifesta la sessualità fluida?
- Di chi ci innamoriamo? Di chi ci innamoriamo?
- L’importanza dell’accettazione L’importanza dell’accettazione
- Come possiamo creare ambienti più inclusivi? Come possiamo creare ambienti più inclusivi?
Tu sai quando è stato utilizzato per la prima volta il termine “gender fluid”? Era il 1950, quindi non proprio l’altro giorno.
Fra i pionieri delle ricerche sulla sessualità troviamo innovatori come John Money, psicologo di origine neozelandese, e Alfred Kinsey, biologo e sessuologo, fino agli studi, più recenti, della ricercatrice Lisa Diamond, studiosa femminista.
Sfidando convinzioni che all’epoca apparivano granitiche e impossibili da ridiscutere, queste personalità profondamente innovatrici riuscirono a scavare e sgretolare ciò che sembrava destinato a restare immutabile.
Lentamente, si avviò quella che è ancora in atto: una vera e propria rivoluzione, non solo per quanto riguarda le conoscenze che abbiamo sul corpo e sulla biologia, ma anche un incredibile cambiamento sociale e culturale, destinato a cambiare le coscienze.
La verità è che ci siamo ancora dentro: c’è moltissimo da fare.
A te è mai capitato di restare coinvolt* in giudizi, azioni sgradevoli o frasi maleducate pronunciate nei tuoi confronti o intorno a te?
Ecco che cosa possiamo rispondere quando qualcuno ci attacca con commenti inopportuni sul tema gender.
Che cos’è la sessualità fluida?
Nel 2008, Lisa Diamond pubblica uno studio sull’orientamento sessuale dopo aver raccolto una vasta documentazione nell’arco di dieci anni, dal 1995 al 2005.
Che cosa emerge?
Un dato molto interessante: su un campione di 100 donne, 38 si definivano lesbiche, 27 bisessuali, mentre 11 si autodefinivano eterosessuali e 24 sceglievano di non auto-etichettarsi.
Le interviste, ripetute 5 volte nel corso di 10 anni, contribuiranno a svelare un meccanismo fondamentale: la nostra identità sessuale non è fissa e immutabile.
La nostra vita cambia, soprattutto nel delicatissimo periodo dell’adolescenza, e noi con lei.
Ci trasformiamo e, mentre è il nostro corpo ad assumere nuove forme, anche la nostra mente e il nostro personale modo di confrontarci con noi stess*, l’amore e il mondo, assumono una nuova definizione. Succede continuamente.
Due terzi delle donne coinvolte nell’indagine, come emerse dallo studio, cambiarono la loro definizione di identità sessuale nel corso del tempo.
Ma che cosa significa percepirsi in modo fluido?
Si tratta di un termine che va oltre l’ambito legato alla nostra sessualità e comprende la nostra identità in toto.
In realtà, definirsi gender fluid inaugura la possibilità - forse per la prima volta nella storia - di essere presi in considerazione al di là del sesso di appartenenza.
Non è solo questione delle etichette che possiamo auto-attribuirci, emerge una voglia sempre più prepotente di trascendere l’ansia del controllo contenuta nelle definizioni.
Vogliamo evadere dalle categorie: siamo e basta, unici, sempre noi. E vogliamo il diritto di decidere di volta in volta ciò che voglio essere e chi voglio amare.
Come si manifesta la sessualità fluida?
Nei saggi “Sexual Behaviour in the Human Male” (1948) e “Sexual Behaviour in the Human Female” (1953), scritti da Alfred Kinsey, troviamo un principio di ciò che servirà per legittimare il concetto di sessualità fluida: sarà il primo seme in grado di far germogliare idee e principi nuovi, prima impossibili da immaginare.
Sexual fluidity, fluidità sessuale: il primo ambito in cui si è manifestata è il nostro rapporto con l’amore e le relazioni.
Di chi ci innamoriamo?
Della persona, al di là del sesso: accade in ogni relazione importante.
Da queste riflessioni nasce una consapevolezza più profonda sul fatto che nella nostra vita possiamo innamorarci di un uomo o una donna e questo varia a seconda del periodo e della persona che ci troviamo di fronte.
Questo è uno dei motivi per cui l’educazione sessuale a scuola è importante e rappresenta un ambito in cui dovremmo investire molto di più.
Eliminare gli stereotipi voleva essere il motivo di riflessione anche dietro al gesto plateale di Rosa Chemical dal palco dell’Ariston con il bacio simbolico con Fedez nel 2023.
La curiosità è il cuore dell'approccio gender fluid: è la voglia di esplorare il proprio corpo e quello degli altri, in una continua evoluzione che supera i confini del sesso biologico.
Gender fluid riguarda l’orientamento sessuale, ma anche lo spirito di esplorazione, la spinta alla sperimentazione come tensione verso la conoscenza.
L’esperienza personale, insieme alla società di appartenenza, possono modificare completamente il nostro approccio. Ed è proprio la novità e l’esplorazione di quello che non conosciamo che può fare “paura”.
Infatti, dietro a un episodio di bullismo spesso si nasconde l’incapacità di accettare tutto ciò che può destabilizzare l’ordine consueto.
Invece, abbiamo bisogno di educare questa visione legata a una maggior apertura, perché la società possa fare un salto culturale a tutti i livelli.
L’importanza dell’accettazione
Che cosa significa vivere gender fluid?
Talvolta, tendiamo a credere che tali questioni riguardino fasi più mature dell’esistenza. Invece, non è così. Anche su questo sono ancora molti i pregiudizi e le convinzioni da sfatare.
Abbiamo letto storie edificanti di resistenza, coraggio e resilienza: le abbiamo viste sui grandi schermi e lette tra le pagine dei libri.
Ma i contesti in cui ci muoviamo, dai luoghi familiari a quelli di scuola, sono ancora - purtroppo - affollati di schemi limitanti, bullismo, vergogna e silenzi.
Adesso, immaginiamo la lotta per la libertà che ogni bambin* deve combattere, già dalla scuola materna, e la frustrazione che può provare quando non ce la fa.
Quante volte un bambino deve rinunciare a qualcosa perché considerato “da femmina”? O una bambina per lo stereotipo del “maschiaccio”?
Può essere un gioco, uno sport, un vestito, un modo di essere: siamo prigionier* della definizione di un’identità che ci va sempre più stretta, e ora lo sappiamo.
Ogni giorno abbiamo sotto ai nostri occhi la mancanza di comprensione e la discriminazione, che a volte è proprio quella di chi ci è coetaneo, con sempre più giovani e giovanissimi.
Ma in fondo, i gesti di bullismo ci raccontano che dietro a chi fa il bullo si nasconde una grande paura verso tutto ciò che è nuovo o che viene preso come una sfida all’ordine imposto.
Il bullo o la bulla sono le prime persone a necessitare un aiuto, solo che spesso è difficile trovare una via di comunicazione adeguata.
In questo senso eventi sull’inclusione, giornali e pubblicazioni (magari da far circolare a scuola!) possono diventare uno strumento prezioso per creare un’informazione diversa.
Come possiamo creare ambienti più inclusivi?
Registrata come neologismo nel 2018, la parola “genderfluid” ci sfida a ripensare alla nostra libertà con orizzonti sempre più ampi.
Ma non è facile: le maggiori sfide sono a scuola e a casa.
Un primo importante passo forse ha a che fare con le parole: come ne parliamo? Come ci parliamo, tra noi?
A volte, evitare di esporsi è il gesto più ovvio, ma non il più efficace. Per cambiare la quotidianità è necessario partire da piccole azioni come, ad esempio, introdurre parole nuove nel nostro linguaggio quotidiano.
Che parole usiamo? Pensiamoci.
L’inglese in questo senso ci offre una meravigliosa soluzione: il pronome "they/them". A differenza di "he" o "she", "they" non è legato a un genere specifico e può essere utilizzato per riferirsi a una persona senza dover specificare il suo sesso.
Questa flessibilità linguistica, che in inglese è particolarmente facilitata, permette alle persone non binarie di sentirsi riconosciute e rispettate, senza essere costrette a identificarsi in una categoria che non le rappresenta.
Questo rende il linguaggio inclusivo e fluido, perfetto per chi si identifica al di fuori delle rigide categorie di genere. Un piccolo esempio di come la lingua possa adattarsi per rispettare l’identità di ciascuno, senza imporre limiti o etichette alla diversità umana.
Nella nostra lingua potremmo fare più fatica a trovare altre parole, o magari non trovarle affatto, ma un linguaggio inclusivo ha una forza lenta e inarrestabile, travolgente: la capacità di ribaltare i vecchi modelli, promuovendo e abbracciando la definizione di sé al di là di ogni etichetta e genere (anche grammaticale!).
Redazione
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