Un'interruzione di gravidanza non è mai una scelta facile.

Provare ansia, paura e sofferenza a livello fisico e psicologico, in un'altalena di emozioni contrastanti, è del tutto normale.

Purtroppo però si tratta di un tema socialmente e politicamente molto discusso e le istituzioni pensano ancora di poter decidere sulla salute e la libertà di noi donne.

In caso di imprevisti, ricorda di tutelare prima di tutto la tua salute: il primo passo è quello di rivolgerti al tuo Medico, ad un Consultorio o ad un professionista sanitario.

Infatti, quando ci troviamo in uno stato emozionale così complesso e fragile è molto facile e comune cadere nel senso di colpa e non riuscire a ragionare razionalmente.

Per questo, è importante ricordare a ogni donna i suoi diritti in termini di aborto, e renderla libera di scegliere e gestire il suo futuro come meglio crede.

Non dimentichiamo che il primo di questi è il diritto alla cura: la nostra salute è tutelata dalla Repubblica come diritto fondamentale della persona.

Non esitare a cambiare la figura di riferimento nel caso in cui non ti sentissi sufficientemente tutelata o a tuo agio: hai diritto ad essere accompagnata e sostenuta.

Medici obiettori: che cosa dice la legge italiana?

In Italia, per legge, una donna può decidere per l’interruzione di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione.

La legge 194 esiste dal 1978, tuttavia i medici obiettori di coscienza spesso ostacolano le procedure necessarie.

Ricorda: la decisione di interrompere una gravidanza è solo ed esclusivamente tua, nel caso in cui tu sia minorenne però è necessario l’assenso di chi esercita la potestà o la tutela, ma è anche possibile ricorrere al giudice tutelare.

Naturalmente, un’interruzione di gravidanza è pur sempre una decisione complessa che può avere un impatto profondo, anche a distanza di anni.

Per questo, medici e psicologi devono dare tutte le informazioni necessarie, anche per sincerarsi che dietro a questa scelta non vi siano dubbi o problematiche che possano essere risolte con un diverso tipo di aiuto.

Purtroppo, questo percorso può anche diventare inutilmente logorante quando abbiamo la sfortuna di incappare in professionisti dotati di scarsa empatia e comprensione, che cercano di ostacolare la nostra scelta.

Mon corps, mon choix… My body, my choice”, il mio corpo, la mia scelta: lo scorso marzo le donne francesi si sono radunate a festeggiare sotto la Tour Eiffel perché la Francia è stato il primo Paese a inserire l’aborto nella Costituzione.

Anche se nel paese l’interruzione di gravidanza è un diritto già dal 1975, questa innovazione impedirà anche ai futuri governi francesi di limitarne l’accesso. Per questo si tratta di una decisione di portata storica!

My body my choice

Aborto: la situazione oltreoceano

Lo scorso gennaio la città di Washington è stata invasa da una “March for Life” dei movimenti cattolici, chiese e associazioni pro vita che si sono ritrovati per gridare che l’aborto è un delitto.

L’aborto è un delitto?

Assolutamente no, l’aborto è un diritto, non dimentichiamolo mai.

Sostenere una persona nel fare le sue scelte in piena libertà è fondamentale, così come a lungo termine costruire una rete sociale di supporto in grado di sostenere le donne quando la paura di diventare madri è data, per esempio, dalle difficoltà economiche o dalla paura di non essere abbastanza.

Perché una donna non deve essere pensata come una madre: diventare madre è una scelta e questo dobbiamo sempre ricordarlo, prima di tutto a noi stesse.

L’aborto è una questione di diritti umani

Quello che è accaduto negli Stati Uniti negli ultimi mesi è un fatto gravissimo.

Abolita la sentenza “Roe v. Wade” che nel 1973 aveva contribuito a far scatenare il caso e legalizzare l’aborto, ora i singoli Stati americani hanno la libertà di decidere autonomamente in materia.

In qualche caso è già successo: il Texas e il Missouri questa primavera hanno dichiarato illegale le interruzioni di gravidanza.

Attualmente, le controversie riguardano anche l’accesso alla pillola abortiva, approvata dalla Fda, la Food and Drug Administration.

In Florida, da pochi giorni, il divieto d’aborto è scattato dalla sesta settimana, una situazione gravissima perché in quel momento a volte è possibile non essersi nemmeno rese conto di avere una gravidanza in atto.

E pensa, tutto questo sta accadendo in America, nel paese che tendiamo ad associare all’idea di democrazia e libertà assoluta.

Il diritto all’aborto sarà il terreno di scontro su cui si giocheranno le elezioni del 2024 negli Stati Uniti.

Ma oggi non siamo disposte a tornare indietro: rispetto al passato abbiamo una diversa consapevolezza di noi stesse, della Storia e dei suoi diritti.

La decisione di una gravidanza appartiene ad ognuna di noi e solo noi possiamo prendere decisioni sul nostro corpo!

La battaglia per i nostri diritti

Può esistere un diritto alla libera scelta dell’interruzione di gravidanza anche in assenza di problematiche legate all’aspetto economico o di salute?

Questa era una delle domande cardine nel celebre caso di Jane Roe ed è per questo che è importante ricordarlo.

Nel 1975, in Italia, la militante radicale Emma Bonino, il segretario del Partito Radicale Gianfranco Spadaccia e Adele Faccio, fondatrice del Centro d’Informazione sulla Sterilizzazione e sull’Aborto (CISA), si autodenunciavano per aver praticato aborti.

Per questo sono stati arrestati, ma il fatto, capace di generare una raccolta di firme su tutto il territorio nazionale, portò alla storica sentenza n. 27 del 18 febbraio 1975: non è accettabile porre sullo stesso piano la salute della donna e la salute dell’embrione o del feto.

Oltreoceano, la sentenza Roe v. Wade si fondò proprio su questo concetto: la soglia sensibile di cui tener conto è il momento in cui un feto sia in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno, autonomamente seppur con l’ausilio di supporti artificiali.

Ricordiamocelo, nel caso in cui un medico o qualsiasi tipo di figura professionale ci facesse sentire sentire minacciate, o impotenti e inadeguate: il corpo della donna viene prima, è un nostro diritto.

Non stanchiamoci di ripeterlo e, nel caso, rivolgerci altrove.

Se alcuni Stati nel mondo stanno mettendo in discussione i nostri diritti, la nostra consapevolezza, invece, è più viva e attiva che mai.

Come procedere: aborto e pillola abortiva

Ai fini dell'interruzione di gravidanza esistono 2 metodologie: una è la via chirurgica, l'altra è di tipo farmacologico. 

La pillola abortiva, conosciuta come RU-486, può essere utilizzata entro le prime 9 settimane dal concepimento. 

Il primo passo è recarsi presso una struttura pubblica come il consultorio familiare, oppure rivolgersi al proprio medico o ginecologo di fiducia. 

L'aborto farmacologico attualmente è previsto in day-hospitalpuò essere effettuato in strutture ambulatoriali pubbliche o convenzionate attrezzate. 

Anche il proprio medico di famiglia o il ginecologo privato possono redigere il documento necessario per accedere al trattamento farmacologico, che poi verrà somministrato presso l’ambulatorio o il consultorio in tre differenti giorni.

Rispetto al passato i dati del Ministero della Salute mostrano una diminuzione dei casi di aborto chirurgico e un aumento delle interruzioni di gravidanza con aborto farmacologico, disponibile anche per chi è minorenne con l'assenso del genitore. 

Secondo il Ministero della Salute il tasso di abortività più elevato interessa le donne della fascia d'età tra i 25 e i 34 anni, che nella maggior parte dei casi riescono ad effettuare le procedure nella propria regione di residenza e in istituti pubblici. 

Purtroppo, però, è ancora altissima la percentuale di medici obiettori che si rifiutano di effettuare l’aborto. Per esempio, in Alto Adige si registra il tasso più alto. 

Che cosa fare? Si tratta di un servizio medico previsto dalla legge, è importante ribadirlo anche nel caso ci dovessimo trovare di fronte a pareri ostili. 

Se spostarsi dalla propria regione può essere valutato ma non sempre risulta di facile attuazione, è fondamentale essere consapevoli dei propri diritti per poter richiedere l'accesso a ciò che ci spetta e in ogni caso essere supportate da un medico di riferimento capace di comprendere la situazione.

Le pillole del giorno dopo

Quanto tempo si ha, invece, per prendere le pillole del giorno dopo?

Che ricordiamoci, non hanno assolutamente a che fare con il la pillola abortiva che abbiamo citato sopra!

Perché possano essere efficaci devono essere assunte entro 12 ore e non oltre 72 ore, ovvero tre giorni.

Nel caso di un rapporto sessuale non protetto si tratta di una soluzione d'emergenza fondamentale.

Le pillole del giorno dopo sono state studiate per inibire la fecondazione e l'attività degli spermatozoi: potrebbero non funzionare se la gravidanza fosse già in atto o l'ovulazione già avvenuta, tuttavia si sono dimostrate efficaci fino al 98% dei casi nel prevenire il rischio di gravidanza.

Attualmente, la pillola dei 5 giorni dopo, che è la più nuova a base di Ulipristal acetato, può essere acquistata direttamente in farmacia senza ricetta medica, anche dalle ragazze minorenni.

Ricorda di non avere paura a rivolgerti a un professionista, anche presso il consultorio di riferimento dove è possibile incontrare il personale di ginecologia in grado di aiutarti e supportarti al meglio: agire con tempestività è fondamentale, e soprattutto senza temere i giudizi degli altri, perché il tuo corpo è solo tuo!

articolo a cura di

Giulia Rossi

Ginecologa

Giulia Rossi

La Dott.ssa Giulia Rossi, ginecologa, è specializzata nella diagnosi e nel trattamento delle infezioni sessualmente trasmissibili, dedicandosi con passione alla salute femminile.