- Introduzione Introduzione
- La plastica invisibile del ciclo mestruale La plastica invisibile del ciclo mestruale
- Una questione di vergogna e cultura Una questione di vergogna e cultura
- Le alternative ci sono, ma non sono per tutti Le alternative ci sono, ma non sono per tutti
- La strada verso un cambiamento culturale La strada verso un cambiamento culturale
Negli ultimi anni, il problema dell’inquinamento causato dagli assorbenti è diventato un tema sempre più scottante. Un fenomeno di cui si parla ancora troppo poco, ma che ha un impatto devastante sull'ambiente.
Sì, perché dietro questi prodotti usa e getta, apparentemente innocui, si nasconde un fiume di plastica che finisce per intasare discariche e oceani. E, sorpresa, non si tratta solo di qualche applicatore qua e là.
Ma facciamo un passo indietro e capiamo meglio cosa sta succedendo.
La plastica invisibile del ciclo mestruale
Quanti assorbenti e tamponi vengono utilizzati nel corso della vita?
Le stime parlano di numeri impressionanti: si va dai 12.000 ai 15.000 prodotti per ogni persona che ha il ciclo mestruale.
Solo nel 2018, negli Stati Uniti, sono stati spesi, circa, 1.04 miliardi di dollari in tamponi. Sì, un'enormità [Fonte → Statista]!
Ma non è tutto: la maggior parte di questi prodotti contiene plastica, e tanta.
Gli assorbenti?
Un concentrato di materiali sintetici, dalla base impermeabile alle sostanze assorbenti interne.
E i tamponi?
Non sono da meno: impacchettati nella plastica, spesso con applicatori di plastica, e persino uno strato sottile di plastica nell’assorbente stesso.
Il problema?
La maggior parte di questi prodotti finisce in discarica. E se consideriamo che la plastica impiega centinaia di anni per degradarsi, è facile immaginare il disastro che stiamo lasciando dietro di noi.
La domanda è: come ci siamo arrivati?
Una questione di vergogna e cultura
Eliminare la plastica dai prodotti per il ciclo mestruale non è solo una questione di design, ma anche di cultura.
La plastica è entrata in gioco perché ha reso questi articoli più discreti e meno “visibili”.
Per secoli, il sangue mestruale è stato considerato qualcosa di cui vergognarsi. Un problema da nascondere. E così, l’industria ha risposto con prodotti usa e getta, avvolti nella plastica, che permettono di gestire il ciclo in modo silenzioso e invisibile.
Ma questa "invisibilità" ha un prezzo altissimo.
La cultura della discrezione ha spinto le persone a cercare soluzioni rapide e pratiche, senza mai considerare l’impatto ecologico.
Oggi, però, stiamo iniziando a fare i conti con le conseguenze di questa mentalità.
Le alternative ci sono, ma non sono per tutti
Le buone notizie? Esistono alternative ecologiche.
Coppette mestruali, assorbenti lavabili e biancheria mestruale stanno pian piano guadagnando terreno.
Prodotti riutilizzabili che promettono di ridurre drasticamente la quantità di rifiuti.
E in alcuni Paesi, come in Europa, i tamponi senza applicatore sono ormai la norma, abbattendo l’uso della plastica.
Ma non tutti sono pronti a fare questo salto. Molte persone, infatti, trovano difficile rinunciare alla praticità degli usa e getta.
Il passaggio a prodotti più sostenibili richiede un cambio di abitudini e una maggiore consapevolezza, e non tutti si sentono a proprio agio con queste alternative.
È anche una questione economica: mentre i prodotti riutilizzabili possono far risparmiare a lungo termine, l’investimento iniziale può sembrare scoraggiante.
La strada verso un cambiamento culturale
Per fare davvero la differenza, non basta introdurre nuovi prodotti.
È necessaria una trasformazione culturale. Rompere il tabù delle mestruazioni è fondamentale per ridurre l’uso dei prodotti usa e getta.
Non si tratta solo di parlare apertamente del ciclo, ma di promuovere una maggiore consapevolezza dell’impatto ambientale di ciò che consumiamo.
In Italia, l’abbassamento dell’Iva sui prodotti biodegradabili e compostabili è un passo avanti, ma il percorso è ancora lungo.
E poi c’è un altro tema su cui si discute sempre troppo poco: quello della contraccezione d’emergenza, come la pillola del giorno dopo.
Anche qui, ci troviamo di fronte a un argomento che tocca la sfera dell'intimità e della consapevolezza.
Così come succede per il ciclo mestruale, si tende a trattare questa scelta in modo sommesso, come se fosse qualcosa da nascondere.
Eppure, parlare apertamente di queste soluzioni è fondamentale per promuovere una maggiore libertà e responsabilità nei confronti del proprio corpo e, di riflesso, del pianeta.
La domanda, però, rimane: quante persone sono disposte a cambiare le loro abitudini?
Oggi più che mai, siamo chiamati a fare scelte consapevoli. E non si tratta solo di tamponi e assorbenti, ma di un’intera cultura che ha costruito il suo rapporto con il ciclo mestruale su silenzio e vergogna.
La vera rivoluzione comincia qui, con ogni singola decisione.
Redazione
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